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Paternità consapevole più che responsabile
In questi giorni mi sono recato a fare un regalo a una mia cara amica che inizia una nuova carriera lavorativa nel campo dell’educazione; colgo quindi l’occasione, attraverso questo articolo, per fare i migliori auguri per la nuova avventura che l’attende. Per questo motivo, sono andato presso la mia libreria preferita di Livorno: “Il teatro dei libri”.
Come spesso accade, quando entro in una libreria, sono entrato per un libro e ne sono uscito con tre.
Ho comprato il regalo: “Ettore l’uomo straordinariamente forte” edito da Settenove di Magali Le Huche e poi ho comprato due libri inerenti il delicato tema della paternità.
Già la paternità… Che stia nascendo in me questo desiderio…? Penso proprio di si, speriamo che presto diventi una realtà!
Al di là del mio spiccato interesse verso il tema, la paternità è oggi, un argomento molto attuale e molto discusso, forse perchè noi uomini stiamo iniziando a interessarci al tema della cura della prole, sotto un versante affettivo o perché piuttosto obbligati dalla condizione delle donne lavorative a dovercene interessare? Ai posteri l’ardua sentenza ma sta di fatto che di paternità oggi parliamo!
Personalmente voglio credere che noi uomini stiamo, timidamente, iniziando un percorso di ridefinizione della nostra figura maschile, libera dagli stereotipi che ci connotano, interessandoci quindi anche della paternità, per il desiderio di scoprirci anche in grado di dare cure affettive oltre che materiali. Auspicando quindi verso un tipo di paternità consapevole (delle proprie capacità genitoriali e desideri) piuttosto che responsabile (che potrebbe quindi far pensare piuttosto a un significato che può risultare utilitaristico, associato con i doveri di un padre, impegnata quindi solo su un versante materiale).
Bene, vorrei quindi consigliare due interessanti libri per i futuri papà e/o per i neo papà (oltre al già citato Ettore), ma più in generale verso tutte quelle persone interessate al tema: “Papà aspetta un bimbo!” edito da Settenove di Frederique Loew Barroux e “Una bambola per Alberto” edito da Giralangolo di Charlotte Zolotow Clothilde Delacroix.
Il primo libro cerca di spiegare con parole semplici, per un bambino e/o per una bambina, quali siano i pensieri di un padre, le sue insicurezze e i suoi desideri: certi giorni il futuro papà teme di restare solo, di non essere all’altezza.
Il secondo, è invece un libro contro gli stereotipi di genere, in cui gli stereotipi vorrebbero imporre giochi per femmine e giochi per maschi, cercando di correggere eventuali diverse aspirazioni.
Due libri che quindi trattano con grande delicatezza gli stereotipi di genere e i ruoli familiari. Il primo punta sulla peculiarità della figura paterna non considerandolo un surrogato della mamma, un “mammo”, ma piuttosto un genitore dalla cui presenza il bambino, la bambina potrà trarre grandi benefici. Il libro dà visibilità a un modello positivo di contesto familiare, contrastando i vecchi modelli patriarcali in cui il padre era considerato semplicemente un “portatore di pane” o come quello che si occupava delle punizioni. Un libro che non può non piacere alle persone ma soprattutto ai nuovi padri, che condividono l’attesa della nascita e si sentono coinvolti pienamente nella vita familiare.
Mentre il secondo libro: “Ma che bisogno ha [un bambino] di una bambola? È un maschio!” diremmo forse noi, proprio come dice il papà di Alberto. “Ne ha bisogno – spiega la nonna – così quando sarà un papà saprà prendersi cura del suo bambino, dargli da mangiare, volergli bene e regalargli le cose che davvero desidera”. Un libro che invita quindi a smontare immaginari e stereotipi di genere anacronistici e a sostituirli con visioni rispettose dei bambini, dei loro desideri e delle loro fantasticherie, dei loro bisogni di identificazione e differenziazione.