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Parole, parole, parole
Al contrario di quanto sosteneva Mina nella sua canzone del 1972, parlare potrebbe avere un importante risvolto positivo: farebbe bene al cervello. Conversare quotidianamente migliora la memoria e le prestazioni intellettuali. Negli scorsi anni sono stati condotti studi e ricerche, soprattutto in America, su popolazioni di diverse età, dai giovani agli anziani, volti ad analizzare appunto gli effetti della comunicazione su prestazioni cognitive. Persone con più alti livelli di interazione sociale, in un ampio senso del termine ( chiacchierare al telefono, viaggiare con qualcuno ecc), mostravano abilità intellettive maggiori.
Altre ricerche hanno analizzato l’effetto di varie attività sulle prestazioni: sono stati ad esempio confrontati gruppi di persone in attività, della stessa durata di tempo, come discussione di un problema all’interno di un gruppo, svolgimento di parole crociate o esercizi di comprensione testuale, e visione di filmati televisivi.
A parità di tempo trascorso nelle attività, si è rilevato che la breve discussione di gruppo ha effetto positivo sulle prestazioni intellettive delle persone.
Comunicare è un bisogno fondamentale ed assolve a più funzioni, fondamentali per l’individuo: risponde a bisogni di tipo fisico (persone sole o con scarse ed insoddisfacenti relazioni interpersonali sono più soggette a malattie), è il modo in cui impariamo chi siamo, soddisfa bisogni sociali e risponde a bisogni di tipo strumentale e pratico. D’altra parte anche l’essere ascoltati è l’altra variabile che definisce una conversazione; come afferma Karl Menninger “Ascoltare è una cosa magnetica e speciale, una forza creativa. Gli amici che ci ascoltano sono quelli a cui ci avviciniamo. Essere ascoltati ci crea, ci fa aprire ed espandere.”
Appare chiaro come affinchè la comunicazione tra due o più persone possa dirsi conversazione, ci debbano essere scambi comunicativi accolti dall’altro. Ognuno di noi quotidianamente si interfaccia con svariate persone in più contesti. Ciò permette un esercizio delle nostre facoltà mentali ed intellettive. Pensiamo però ad esempio agli anziani, e alla ridotta vita di relazione alla quale con gli anni vanno incontro per cause di forza maggiore, quali infermità, difficoltà fisiche. E pensiamo al declino delle loro facoltà mentali che spesso segue al ritiro sociale.
Proprio in questi casi si rivela molto utile poter mantenere attiva la conversazione di queste persone: anche solo dieci minuti di conversazione al giorno possono permettere di mantenere allenata la mente, come se si facessero quotidianamente le parole crociate.