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Consapevolezza genitoriale – Children See, Children Do

Genitorailità Consapevole Livorno

Ho deciso di riportare nel seguente articolo un video, oggetto dell’incontro della National Child Protection Week del 2008, un’iniziativa annuale della National Association for Prevention of Child Abuse and Neglect (NAPCAN) che si tiene in Australia.

Si tratta di una potente campagna pubblicitaria (forse un po’ datata ma a mio avviso ancora molto attuale), per mostrare agli adulti che bambini e bambine imitano quello che vedono, soprattutto da parte di persone che dovrebbero essere i loro modelli di riferimento.

La scelta di questo video è dettata dal desiderio di far soffermare l’attenzione sul ruolo della consapevolezza e della responsabilità che hanno i genitori nei confronti della propria prole, sottolineando quindi il grande potere che hanno gli adulti, le adulte di essere esempi per bambini, bambine e come possano quindi influenzarli, influenzarle continuamente nella relazione e nei comportamenti.

La psicoanalista polacca Alice Miller (Miller, 1985), autrice di diversi libri, tra cui quello a me più caro: “Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero Sé”, parla della “pedagogia nera”, parla della “pedagogia nera”, con tale termine intende un atteggiamento da parte di un adulto, adulta, che pretende di insegnare al bambino, alla bambina, la morale, la correttezza e la sincerità, credendosi autorizzat* (l’asterisco non è casuale ma dettato dalla grammatica di genere, la parola asteriscata si legge al maschile e al femminile) a ricorrere, per ottenere il suo scopo, a punizioni corporali, menzogne, inganni, manipolazione e così via. La pedagogia nera è spesso il mascheramento dell’abuso di potere che l’adult* compie su bambin*, un tipo di abuso pienamente legalizzato, comunemente chiamato “educazione”.

Non è facile per un* bambin* mettere in discussione i propri genitori e il loro operato educativo, più facile è pensare che siano i genitori ad aver ragione, lasciando spazio a interrogativi sulle proprie colpe: il bambino, la bambina che cerca di capire la ragione del comportamento del proprio genitore, lascia il posto a un adulto, a una adulta, che ha rimosso i sentimenti infantili, ma si porta dentro il peso di quel senso di colpevolezza, di quel trattamento sadico e ingiusto, di quella mancanza d’amore che ha ricevuto.

Banalmente, se ci soffermiamo a pensare: perché un educatore, una educatrice, – persone altamente formate a porsi in relazione con gli educandi – non si sognerebbero mai di punire fisicamente una e invece, al contrario, un genitore ( spesso non formata a fare il genitore) si sente legittimat* a ricorrere a punizioni fisiche nei confronti della propria prole e non solo?

Si tratta in realtà dell’incapacità genitoriale di porsi in relazione con la prole in modo non violento e sincero, credendo erroneamente che per ottenere rispetto dai , dalle figlie, si debbano usare metodi non adeguati anche come quelli violenti.

Non è semplice instaurare un rapporto equilibrato con i figli, le figlie ma spetta ai genitori impegnarsi, con consapevolezza e responsabilità nel duro lavoro del genitore. Non è un caso, infatti, se si stia avvertendo l’esigenza di promuovere, anche a livello politico e comunitario progetti di , al fine di rendere coscienti del loro ruolo e dei compiti educativi i genitori. Genitori disattenti, ignari delle reali necessità anche emotive ed affettive dei figli, delle figlie, sono capaci di compromettere un sereno ed armonico personale.

L’assenza di maturità che spesso i genitori lamentano nei figli, non si consegue abbandonandoli a se stessi, piuttosto si costruisce giorno dopo giorno pazientemente, facendo insieme le scelte giuste, ascoltandosi, in un confronto aperto e sereno che conduce al possesso di un equilibrio individuale che facilita anche l’adattamento alle differenti situazioni.

L’invito del video è quindi quello di fermarsi a riflettere bene, consapevolmente sui nostri comportamenti come adulti, adulte. Il video vuole essere quindi un invito a ripensare come l’ avvenga giorno per giorno, azione nell’azione, che non rimanga sospesa nella mera regola ma che si concretizzi anche nel comportamento. Auspicando quindi verso un tipo di genitorialità consapevole delle proprie capacità genitoriali e desideri personali nei confronti della prole, piuttosto che solo responsabile, termine che potrebbe far pensare piuttosto a un significato utilitaristico, associato con i doveri di un genitore, che s’impegna solo su un versante materiale e utilitaristico.

Il filmato, propone scene di vita quotidiana e mostra in maniera esasperata come l’azione del genitore diventi oggetto di emulazione, senza una reale consapevolezza di cosa sia fatto come genitore e si faccia come figli*.

Personalmente ritengo che prima di essere dei professionisti, delle professioniste, siamo delle persone che dovrebbero interrogarsi sul messaggio che vogliamo veicolare alla nostra prole ma più in generale che vogliamo veicolare e trasmettere alle persone che ci stanno vicine, con cui ci interfacciamo anche nel nostro lavoro quotidiano. Se desideriamo veramente che le cose possano cambiare, dobbiamo partire da noi da quello che vogliamo trasmettere all’esterno, nella polis, mettendoci in discussione, provando a rendere politico il nostro privato, così come ci hanno mostrato i movimenti delle donne, che hanno saputo (ri)definire il loro corpo, il linguaggio, le relazioni, il mondo del lavoro, dell’arte e la stessa.

Vorrei quindi terminare con uno slogan rubato al mondo dei fumetti, in particolare dal mio eroe:

l’Uomo Ragno, in cui lo zio Ben diceva al nipote Peter Parker, alias l’Uomo Ragno: da «un grande potere, deriva una grande responsabilità». La stessa cosa vale per noi persone, prima di essere dei professionisti o delle professioniste siamo degli uomini e delle donne che con i loro gesti, le loro azioni, hanno il POTERE di determinare il futuro della prole o dei bambini, delle bambine con cui ci interfacciamo anche nel nostro lavoro, abbiamo quindi anche la RESPONSABILITA’ di impegnarci nel cercare di influenzare positivamente queste persone, quello che vorrei aggiungere io è: facciamolo con CONSAPEVOLEZZA.

Il titolo del video è: “Children see, children do”.

JP

Bibliografia

A. Miller (1985): “Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sé” Bollati Boringhieri

Sitografia

National Association for Prevention of Child Abuse and Neglect, NAPCAN (2008): “Children see, Children do”

 

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