Quante volte nella vita abbiamo sentito frasi tipo: “Dai, dormi!” oppure “Fallo pure se vuoi, ma sappi che io non sono d’accordo” oppure “Tu mi devi amare spontaneamente, non perché te lo impongo io!” o ancora sentirsi chiedere “Mi fai questo favore?” in un momento in cui l’altro vede che siamo impossibilitati a farlo…
Tutte queste situazioni hanno un minimo comun denominatore, ovvero una comunicazione di tipo paradossale, che in gergo tecnico viene definita “doppio legame” (double blind, concetto psicologico elaborato da Gregory Bateson): una situazione in cui tra due persone unite da una relazione emotivamente significativa, la comunicazione dell’una verso l’altra presenta un’incongruenza tra il livello del discorso esplicito (verbale, quello che viene detto cioè) e un ulteriore livello meta-comunicativo (non verbale, i gesti, gli atteggiamenti, il tono di voce, etc.), e la situazione sia tale per cui il ricevente del messaggio non abbia la possibilità di decidere quale dei due livelli, che si contraddicono, accettare come valido, e nemmeno di far notare a livello esplicito l’incongruenza.
In sostanza un individuo si trova sottoposto a due ordini contraddittori convogliati attraverso lo stesso messaggio, trovandosi in una posizione di “scacco matto”. Come si muove, è “fregato” comunque, sia che accolga il livello implicito, sia che accolga l’esplicito! Si vive un dilemma insolubile…
“Un giovanotto che si era abbastanza ben rimesso da un accesso di schizofrenia ricevette in ospedale una visita di sua madre. Contento di vederla, le mise d’impulso il braccio sulle spalle, al che ella s’irrigidì. Egli ritrasse il braccio, e la madre gli domandò :«Non mi vuoi più bene?». Il ragazzo arrossì, e la madre disse ancora: «Caro, non devi provare così facilmente imbarazzo e paura dei tuoi sentimenti». Il paziente non poté stare con la madre che per pochi minuti ancora, e dopo la sua partenza aggredì un’inserviente e fu messo nel bagno freddo”.
(da “Ecologia della mente” di Gregory Bateson)
Nonostante a livello di comunicazione implicita (il gesto di irrigidimento) la madre esprima rifiuto per il gesto d’affetto del figlio, a livello di comunicazione esplicita (la frase detta in seguito), la madre nega di essere la responsabile dell’allontanamento, alludendo al fatto che il figlio si sia ritratto non perché intimorito dall’irrigidimento della madre, ma dai suoi stessi sentimenti; il figlio, colpevolizzato, si trova impossibilitato a rispondere.
Per obbedire in pratica si deve disobbedire, e quindi, ad esempio, si perde la spontaneità. Sono insomma comandi paradossali.
E’ chiaro che questo epilogo si sarebbe potuto evitare se il giovane fosse stato capace di dire: «Mamma, è evidente che tu ti senti a disagio quando ti metto il braccio sulle spalle e che ti è difficile accettare da me un gesto d’affetto»; ma lo schizofrenico non può avvalersi di questa possibilità di meta-comunicare. Il suo stato di profonda soggezione gli impedisce di analizzare il comportamento comunicativo della madre, mentre quest’ultima analizza il comportamento dell’altro e lo obbliga a subire e a gestire una complicata sequenza comunicativa articolata su inviti e dinieghi e sulla meta-comunicazione delle reazioni dell’altro a tale susseguirsi di inviti e rifiuti.
Oppure, ad esempio, una madre regala all’amato figlio per il suo compleanno due belle maglie. Questi le prende felice e si reca in camera per cambiarsi per la cena dove lo si festeggerà. Decide di indossare una delle due maglie e scende soddisfatto. La madre appena lo vede gli dice amareggiata “Eh lo sapevo, l’altra proprio non ti piaceva eh?”
Si chiede a qualcuno, che sia impegnatissimo, qualcosa che, con tutta la buona volontà, in quel momento non possa fare. Non appena egli si libera e mostra il suo desiderio di fare ciò che gli veniva prima richiesto, si replica dicendo “Ormai è tardi, non mi interessa più”.
O ancora: un padre è solito dire al figlio bambino che non bisogna avere paura del buio ma quando il piccolo fa i capricci il padre gli ordina di smettere immediatamente altrimenti lo chiude in una stanza al buio (asserisce qualcosa sulla propria asserzione che è in contrasto). Il messaggio non offre via d’uscita perché per essere obbedita l’ingiunzione deve anche essere disobbedita: se il bambino interrompe il capriccio, obbedendo alla prima ingiunzione, dimostra di avere paura del buio e, quindi, contraddice l’altra ingiunzione, ossia quella di non avere paura…
Bateson ipotizza come possibile causa della schizofrenia l’esposizione cronica a situazioni di doppio legame in ambito familiare, in particolare nei rapporti con la madre. Tale esposizione comporterebbe infatti nello schizofrenico l’incapacità di saper valutare correttamente i legami tra comunicazione esplicita ed implicita adoperati dalle persone normali (dunque lo schizofrenico, posto di fronte a semplici domande quali “come stai oggi?”, “cosa stai facendo?”, non riuscirebbe ad accettarle come domande prive di doppi fini non contraddittori).
Mentre in un conflitto la scelta è comunque una soluzione, nel doppio legame la scelta non è possibile.
La realtà quotidiana dei legami sociali è continuamente attraversata da disconferme e doppi legami: ciò significa che tutti rischiamo di diventare schizofrenici? Assolutamente no! Tali comunicazioni paradossali creano problemi profondi e destabilizzanti in base a due variabili: il grado di affettività che si mette in gioco e le capacità individuali di uscirne.